50 milioni di anni fa ove ora si ergono le colline della ponca c’era il mare. Una laguna non troppo profonda sul cui fondale si formò il complesso di rocce sedimentarie noto col nome scientifico di flysh di Cormòns. Una formazione geologica originale che alterna strati di marna e arenaria sovrapposti e alternati disposti in pacchetti di uno spessore che oscilla da pochi centimetri fino a diversi decimetri; da cui un terroir da vino forse unico al mondo.
50 milioni di anni fa la geografia era molto diversa da quella attuale. Il continente eurasiatico non si era ancora saldato con l’Africa, così che il Mediterraneo non esisteva, mentre al suo posto stava un grosso canale di mare a dividere i due blocchi continentali. La marna una volta portata alla luce e sottoposta all’erosione da parte degli agenti atmosferici darà origine ai nostri suoli. Ma questo avverrà molto tempo dopo: completata la lentissima navigazione dell’Africa per le terre d’Eurasia, dallo scontro delle due placche continentali, emergeranno le alture dal fondale del mare.
La ponca, da nord est di Udine si propaga fino al sud dell’Istria, in Croazia. La porzione più vicina a noi, nata dai bacini più settentrionali dell’antica laguna, si trova a cavallo dell’attuale confine politico fra Italia e Slovenia. Più precisamente è divisa fra due stati nazionali, tre province amministrative e quattro denominazioni di origine e sta nel Collio, nei Colli Orientali del Friuli, nel Brda e nella Vipava. Furono molti i popoli che la calpestarono e molti lasciarono pesanti tracce del loro cammino.
Il vino fu centrale nell’economia dell’area della ponca da epoche antiche, anche se i confini politici mutarono frequentemente, essendo la stessa contesa dalle diverse potenze locali ed europee.
Per citare solo la storia più recente, sulle colline del Collio e del Brda che circondano la città di Gorizia, fu combattuta buona parte della Grande Guerra dell’Italia. Più tardi, dopo la seconda guerra mondiale - che su queste colline si mutò in una sanguinosa guerra civile - la notte fra il 15 e il 16 settembre del 1947 fu steso un filo spinato che tagliò l’areale della ponca e i suoi vigneti: la cortina di ferro, che passando per Berlino oltre che per Gorizia, divise il mappamondo in due.
I fatti politici che seguirono la perestrojka di Mikhail Gorbaciov, nel favorire lo sfaldamento della Jugoslavia, portarono a una nuova unificazione politica della ponca: con la proclamazione della nuova Repubblica di Slovenia nel 1991, con la successiva adesione della stessa alla Unione Europea e con l’entrata della Slovenia in area Schengen, nel dicembre 2007, caddero i confini.
Borgo del Tiglio a partire dal 1987, a seguito dei nuovi acquisti dei vigneti in Ca’ delle Vallade e Ruttars, iniziò un lavoro di studio del terroir finalizzato a comprendere le influenze dei siti sulle caratteristiche dei vini prodotti. L’azienda, dalle strutture alle metodiche di coltivazione e vinificazione fu ripensata totalmente a tale scopo. Dunque il confine che aveva diviso la ponca per 60 anni cadde dopo vent’anni che a Borgo del Tiglio venne intrapreso un tale accurato lavoro d’indagine sui poderi aziendali siti in Collio. Nacque dunque il desiderio di conoscere per intero il potenziale della ponca e la caratterizzazione che i diversi siti possono infondere ai vini ottenuti.
Ci è subito apparso chiaro che i confini tracciati dalle D.O.C. esistenti sono arbitrari in quanto disegnati su confini amministrativi. Inoltre abbiamo capito che le tre diverse “ponche” che avevamo trovato sui tre poderi aziendali si ripetono anche fuori dal Collio ove altre ancora sono le “ponche” presenti. L’esperienza acquisita sui poderi aziendali ci suggeriva che le diverse ponche erano in grado di dare timbri diversi ai vini ottenuti. Si sarebbero questi ripetuti in altri siti omogenei ai primi per caratteristiche di roccia? Quanto grande poteva essere l’influenza del clima? L’altitudine, l’esposizione, associate con la geologia, quante combinazioni potevano generare? Le mille domande potevano trovare qualche risposta provando.
Ecco che, con l’aiuto di alcuni colleghi amici sloveni, dapprima per gioco fermandoci all’uva, poi, negli anni recenti in modo organizzato raccogliendo e vinificando le uve nella nostra cantina, proviamo a riprodurre in altri versanti della ponca, su vigneti selezionati, la nostra conduzione agronomica al fine di poter “leggere” il terroir nei vini ottenuti.
Dopo averne venduto un po’ come sfuso è sorta l’idea di destinare il vino ottenuto a scopo di studio a una linea di produzione denominata appunto “Milleponche”, con la speranza che dopo i confini politici cadano anche quelli della burocrazia che impediscono a un’azienda di poter commercializzare un vino con il nome del luogo da cui l’uva è raccolta. Quando quel giorno arriverà noi saremo pronti, ma nel frattempo stiamo imparando molto, anche per fare più buoni i vini nati dai nostri poderi.
Il sogno è che questa unica terra nata dalla medesima roccia che ha un’unica storia vecchia 50 milioni di anni possa riunirsi nell’immaginario degli uomini almeno nei profumi e nei sapori dei vini che sa generare.
Nicola Manferrari